Il miglior modo di prevedere il futuro è costruirlo
GIORGIO OREFICE @ ALL RIGHT RESERVED 2021
Pittura, Scultura, Ceramica e Lava, Fotografia,
Arte digitale, Frattali, Centro Studi Frattalismo
GIORGIO OREFICE è nato a Siracusa l'11 novembre 1941.
Ha vissuto a Siracusa, Firenze, Verona, Roma , Milano, Jesi (Ancona);dal 2003 al 2019 ha vissuto a Lanzarote.
Ha eseguito la prima mostra personale nel 1957 a Foggia dove, parallelamente agli studi e alle esperienze artistiche, consegue il diploma di ragioniere e perito merceologico. Terminati gli studi, parte per Milano dove rimane fino all'autunno del 1963, anno in cui torna in Sicilia, a Siracusa.
Continua qui l'attività artistica con mostre collettive e personali e incontri di gruppo, anche se in modo non continuo perché, sempre tenendo come punto fermo Siracusa, viaggia spesso in Italia e all'estero, frequenta la Scuola di Nudo a Bologna e si trasferisce, per quasi due anni a Verona.
Nel 1972 consegue inoltre il diploma del Liceo Artistico di Catanzaro, riportando la massima valutazione e si diploma in ceramica presso la scuola d’arte di Vibo Valentia.
In questi anni, partendo da una sperimentazione pittorica materica improntata al più rigoroso astrattismo, ha via-via modificato la sua linea di comunicazione visiva sino a percorrere l'iperrealismo e le esperienze di op-art.
Negli anni successivi, avendo come punto di riferimento Siracusa dove risiedeva, realizza parecchi viaggi a New York, Londra, Parigi e, incontrandosi con operatori culturali di questi paesi, trova motivi di maturazione e riscontro quotidiani.
Appartengono a questo periodo le produzioni eseguite in polistirolo espanso, lamiera zincata, plastica e oggetti luminosi semoventi tra i quali un ottimo consenso di critica ebbero i suoi schemi di città elettrica, oggi reperibili solo presso collezionisti privati, specie all'estero (Joan Leight – Boston, Pieraldo Falanga – Venezuela, Joan Le Mesurier – Londra, ecc.).
Nel 1970 gli viene assegnato il prestigioso PREMIO NAZIONALE VIAREGGIO;
in quella occasione inizia la sua amicizia con lo scrittore Leonida Répaci dal quale riapprende e sviluppa i temi sociali e meridionalistici; lo stesso Leonida Repaci lo chiama “mio figlio per testa”.
Con Orefice, il grande scrittore e sua moglie, la poetessa Albertina Répaci, visitano piú volte la Sicilia, Siracusa, e la necropoli di Pantalica.
Sono i tempi della più importante contestazione che l'Europa abbia vissuto. Giorgio Orefice si scaglia a difendere l'uomo, a dimostrare come l'individuo fosse sempre costretto psicologicamente e praticamente.
Parla per primo di ecologia, per primo fa balenare alla mente che esiste questa scienza. La rivista internazionale "Pianeta" preferì infatti i disegni di Orefice per illustrare il primo allarme lanciato dalla scienza mondiale. Orefice riporta l'essere alla natura e si chiede costantemente del perché dell'ingiustizia nella vita.
Crea oggetti, crea collages, crea due stupende provette su tela che Leonida Repaci incornicerà nel suo studio definendo quell'opera il vero parto di una grande ed indiscutibile arte.
Nel 1971 si trasferisce a Roma, dove pensa che questi problemi possano più direttamente coinvolgerlo e stimolarlo e dove spera di trovare un ambiente a lui più consono. Di quell'epoca i suoi primi happening coinvolgenti il grosso pubblico e più volte ripresi dalla stampa nazionale ed estera. A Roma vive nell'ambiente di Cinecittà, fra registi ed attori: lavora anche con Pasolini e si interessa di scenografia.
Nel 1972 va a Monaco, durante le Olimpiadi, per denunciare con le sue opere il dramma degli atleti da laboratorio, dell'uomo-macchina, il "mostro" del nostro tempo.
Nel 1974 decide di trasferirsi ancora una volta e raggiunge Brera, a Milano. Il suo studio milanese di Via Solferino diventa un punto di incontro culturale che Orefice anima continuamente ospitando performance di poeti scrittori, cantanti, attori molti dei quali provenienti dalla sua amata Sicilia; sono di quegli anni gli incontri, le amicizie, le collaborazioni con personaggi come Pino Correnti, Ignazio Buttitta, Rosa Balistreri , Andrea Bisicchia, Vittoria Palazzo, Olga De Robilant, Diana Torrieri, Enrico Maria Salerno e molti altri protagonisti della vita culturale milanese di quegli anni.
Ma Orefice continua sempre a viaggiare, per assorbire cultura, immagini, esperienze; frequenta assiduamente Parigi e Londra. e negli anni '80, facendo il punto di tutte le personali esperienze e forse perché profondamente colpito da un lungo viaggio itinerante nell'America del Sud (Messico – Guatemala – Perù – Brasile), rompe i canoni della sua figurazione e si proietta in una nuova dimensione pittorica: Preceduto da pochi, nasce il suo discorso sull'etologia. Egli ribadisce che l'uomo è al centro di qualsiasi discorso e tutto si risolve nella non-soluzione, nella continua ricerca: etologia come rigenerazione dell'uomo, della sua vita e dell'ambiente in cui si muove.
Nel 1983 partecipa in rappresentanza dell'Italia in Venezuela ad una mostra mondiale per i 100 anni della nascita di Simon Bolivar.
Nel 1987 l'Amministrazione Provinciale di Siracusa ( sua cittá natale) realizza una mostra retrospettiva a Giorgio Orefice nelle sale della Galleria Regionale del Museo di Palazzo Bellomo aperte, per la prima volta, ad una mostra d'Arte contemporanea.
In quello stesso anno si trasferisce a Jesi ; realizza a Sassoferrato, presso il convento la Pace, il piú grande monumento in ceramica ( 10 metri x 1 metro ) dedicato a San Francesco.
Realizza scene e costumi per lo spettacolo teatrale “Salomé“ di Oscar Wilde rappresentato al Teatro Pergolesi di Jesi, tutt’ora molto apprezzate per le originali scene su piani sovrapposti e per il fondale derivato da un disegno frattale.
Collabora attivamente insieme ad Agostino Pensa ,suo fondatore, alla esecuzione annuale del Premio San Valentino d'oro di Terni.
Realizza una ceramica ad alto rilievo di Santa Chiara a grandezza naturale che viene collocata nel convento di clausura di Mola di Bari.
Dal 1995 in poi Orefice si interessa di grafica computerizzata; ha eseguito studi sulla realizzazione di ologrammi e e ricerche sui frattali con la conseguente "frattalizzazione" dell'immagine.
Gli anni '90 vedono l'artista impegnato in una ricerca coloristica e materica sempre piú sofisticata fino ad arrivare a opere come "bugie" in cui le pieghe fisiche della tela si mimetizzano con quelle dipinte o come in "vedova bianca" costruito sovrapponendo trame di veli e garze che, a seconda della visuale dell'osservatore, creano sfumature e dimensioni diverse.
Nel 1998 fonda un nuovo movimento culturale che chiama "FRATTALISMO" che ha ripercussioni ed adesioni in tutto il mondo.
Nel 1999 il mensile d'arte "Arte per il 3* Millennio" dedica interamente il numero di aprile della rivista al lavoro di Orefice ed al suo movimento culturale.
Nell'anno 2002 con il patrocinio del Comune di Mola di Bari realizza una esposizione che considera come il compendio dei suoi studi sulla metodologia frattale: "Quando la Matematica diventa Arte"; una
mostra didattica nella quale spiega come da formule matematiche che appartengono alla stessa natura dell'universo, si possa creare arte figurativa, musica, poesia, interi mondi virtuali .
Note biografiche: Lanzarote dal 2003 al 2019
Orefice visita per la prima volta Lanzarote nel 1997 e ne rimane affascinato; fu uno shock emozionale come quello che ricevette scoprendo l’universo frattale. Nel gennaio 2004 trasferisce stabilmente il suo studio a Playa Blanca, un paesino di ex pescatori del municipio di Yaiza, nella zona del faro Pechiguera ed è qui che, tra oceano atlantico e lava bruta, a 63 anni, inizia la sua avventura umana e artistica totalmente nuova, avvolgente, difficile…
Comincia una investigazione pittorica e materica, ricomincia ad usare smalti e fuoco sulla lava bruta, su materiali e emozioni nuove … come nuovi sono i rapporti umani che tesse con attenzione e pazienza, nel totale rispetto della cultura e delle tradizioni locali.
Nasce così la collaborazione con la Chiesa di Yaiza e con il suo sacerdote che, come il sindaco di un Comune, cura tutte le chiese e la gente dei paesini appartenenti a quel territorio. Propone l’esecuzione di una Via Crucis dipinta su lastre di lava per la chiesa di Playa Blanca, restaurata di recente e, avuto il permesso, la concepisce, la disegna, la dipinge su 14 lastre di lava con smalti e fuoco e la inchioda all’interno della Chiesa in un tempo record: 20 giorni!
Dall’apprezzamento popolare per questa opera nasce, l’anno seguente, un’altra via crucis per la cittá di Yaiza nella antica chiesa della “Virgen de los remedios” dichiarata patrimonio delle isole Canarie anche per la particolarmente importanza che ha anche nella cultura e nell’immaginario popolare essendo la piú vicina, geograficamente, alla zona del vulcano Timanfaya che devastò quella zona durante l’eruzione di fine ottocento. Orefice esegue quest’opera su 14 pezzi di lava bruta (cosí come veniva dalla cava) trasferendo sulla pietra i colori a smalto colati e impastati con il fuoco per farli penetrare all’interno delle porosità della pietra lavica .
Nel 2004 esegue una mostra personale nella sala Aljbe con il patrocinio del Comune di ARÍA e comincia a rendersi conto che ancora si trascina le visioni, i tempi tecnici ed emotivi , la cultura e i modi di esprimersi di quando viveva in Europa. Quei bisogni falsi, quelle necessità imposte da una ormai radicata “societá del profitto” sono ormai alle spalle; qui il tempo – ed il modo di viverlo- scorre in modo diverso ; ora, puó dedicarsi ad approfondire studi e progetti lasciati in sospeso .
Partecipa a mostre collettive ( Arte contra violenza) ed eventi d’arte organizzati nel territorio lanzarotegno. Realizza alcuni restauri tra cui un dipinto di grandi dimensioni raffigurante San Martino per la storica chiesa del Comune di Tinajo e alcuni recuperi di opere d’arte locali ( via crucis della Chiesa di La Oliva di Fuerte Ventura); realizza un dipinto murale di grandi dimensioni per la sala riunioni della parrocchia del Comune di San Bartolomé …. Mentre inizia a concretizzare il suo cambiamento espressivo.
Nascono cosí dei murales e delle decorazioni esterne eseguiti in pietra lava;
I pendoli “appesi” eseguiti in Italia diventano “pendoli ad equilibrio instabile” e vengono collocati sia all’interno che all’esterno, come parte integrante di un paesaggio unico nel suo genere.
La pittura, il principale metodo espressivo di Orefice, diventa piú emozionale, quasi scompaiono gli elementi figurativi pur restando presente quell’elemento di discussione che suggerisce il dialogo e l’interpretazionecome provenisse da un magma caotico… esattamente come succede in un paesaggio di sola lava dalla imprevedibili forme e intime suggestioni.
Dal 2006 apre al pubblico uno spazio d’arte, che chiama "ARTE de LAVA" dove tra manufatti di artigianato locale ed oggetti d’arte esotici ,provenienti da tutto il mondo, espone dipinti di pittori italiani .
Nell'anno 2015 Giorgio Orefice chiude la galleria e torna ad occuparsi solamente del suo lavoro: La ricerca pittorica delle emozioni e la comunicazione sociale.
Dal 2020 vive a Siracusa sua città natale.