Il miglior modo di prevedere il futuro è costruirlo
GIORGIO OREFICE @ ALL RIGHT RESERVED 2021
Pittura, Scultura, Ceramica e Lava, Fotografia,
Arte digitale, Frattali, Centro Studi Frattalismo
Notizie relative al dipinto dal titolo:
Trasfigurazione di Simon Bolivar sull’Aventino (Roma).
I biografi di S. Bolivar raccontano che nel 1805 S. Bolivar si recò prima a Milano per assistere all’incoronazione di Napoleone e poi, in visita, a Roma; mentre era sull’Aventino e parlava con il suo tutore (Don Simón Rodríguez ) sulla sorte politico-economica del Venezuela, quest’ultimo lo vide trasfigurarsi in volto, stringere il libro che aveva in mano e chiedere di tornare immediatamente in patria da dove iniziò la sua rivoluzione che lo porterà a diventare “ El Libertador”.
Simon Bolivar (1783-1830)
Viajó por diversos países, especialmente España, Francia e Italia, y en 1805 hablaba con su antiguo maestro Don Simón Rodríguez, en el monte Aventino, en Roma, sobre la libertad de América. Hizo el voto de libertad a su Patria de España.
En Milán volvió a encontrar al Emperador coronándose Rey de Italia.
Aunque admiraba al Napoleón guerrero, tuvo frases de desdén para el Napoleón Emperador y Rey.
En París derrochó dinero como en otras capitales europeas, pero también estudiaba, se informaba
de la opinión pública y proyectaba su fantasía desbordada sobre el porvenir de su Patria, atacando las tiranías.
Questo è il passo della storia di S. Bolivar che mi ha emozionato e che ho voluto descrivere nel dipinto
ho immaginato un giovinetto di 22 anni, innamorato della letteratura, non particolarmente dotato fisicamente e di salute precaria ( quale in effetti era Bolivar )….
Trasfigurarsi, con un estremo sforzo di volontà, in un guerriero assetato di libertà: il libro diventa una spada, il corpo si fa possente e inneggiante ai colori della bandiera venezuelana ed allo stesso Bolivar ( Libertador) che ora, in cima alla famosa cascata-simbolo del Venezuela il “Salto de Angel”, guarda su un cavallo bianco, la sua patria riscattata.
Il dipinto fu eseguito in occasione dei festeggiamenti per il bicentenario della nascita di Bolivar. Lo stato Venezuelano indisse un concorso di pittura internazionale per celebrare tale data. Al concorso parteciparono artisti di molte nazioni ( del vecchio e del nuovo continente). Io, in rappresentanza dell’Italia, partecipai con quel dipinto che venne ufficialmente spedito da Brera con tutti i timbri e le approvazioni internazionali.
I premi per i primi classificati erano TUTTI in danaro; delle somme, per quell’epoca, ingenti ( 200milioni al primo, 100 ( o 150 ) al secondo e così via.
Servizio 1
Una giuria venezuelana, secondo quanto pubblicato dai giornali dell’epoca, assegnò il 2° premio all’Italia ma la cosa era “ufficiosa” in quanto era l’anno in cui, subito dopo l’avvenuta proclamazione dei vincitori, ci sarebbero state le elezioni presidenziali e il presidente in carica quell’anno – sapendo che non sarebbe stato rieletto – pensò bene di assegnare ( lui personalmente e a quanto pare lo poteva fare ) TUTTI i premi a vari componenti della sua famiglia ( cognati, cugini eccetera).
Ne seguì uno scandalo internazionale; tutti gli stati partecipanti reclamarono la restituzione delle opere; intanto era subentrato un periodo di profonda crisi economico-sociale, il bolivar ( la moneta nazionale ) si svalutò moltissimo e non vi era più la possibilità né di avere i premi né, per i primi anni, di recuperare le opere.
Il dipinto fu restituito a me ( attraverso Brera ) solo alcuni anni dopo (due o tre ) con due buchi evidentemente inferti con un punteruolo.
Prima della sua restituzione ebbi alcune telefonate da una incaricata alla cultura la quale mi proponeva di “donare” il dipinto che sarebbe stato inserito in una “costituenda” pinacoteca.
Io risposi che non dipendeva da me ma che prima avrebbe dovuto “ufficialmente” restituire il dipinto allo Stato italiano e dopo, una volta in mio possesso, avrei potuto farne qualsiasi cosa… Anche regalarlo.